Lo spazio, nello spazio
Sono la mia cliente più difficile.
A fine luglio avevo deciso che lo studio aveva bisogno di un restyling, io ne avevo bisogno. E allora eccomi a fare i conti con lo spazio nello spazio.
Se mi segui e mi conosci sai che i mie ambiti professionali sono:
- servizi di progettazione d’interni
- formazione (corsi, workshop e nanocorsi), cioè il progetto Interior design Academy
E queste due realtà convivono di un unico spazio. Seppur “legate” tra loro da un comune denominatore, hanno esigenze diverse.
Questo progetto è nato così, dalla consapevolezza di rispondere meglio alle necessità del mio lavoro.
Mi sono ritrovata professionista e committente al tempo stesso e mi sono scoperta una cliente difficile, diciamo pure una bella rompiscatole.
Sono molto legata al mio spazio in via Voghera, mi piace molto, lo sento mio, è il mio “rifugio” e cambiarlo era difficile, oltre alla questione economica tutt’altro che trascurabile.
Lo studio è di circa 25 mq, bagno incluso. Ma il suo limite non è lo spazio, era la convivenza durante i corsi dell’Academy: io non riuscivo a concentrarmi e a lavorare, i corsisti con me lì erano più inclini alla distrazione 😉
Poi c’erano altri punti deboli oltre alla sovrapposizione tra me, gli allievi e i docenti:
- pochi elementi contenitivi e funzionali
- confusione e disordine.
Allora ho pensato che gli spazi abitativi o lavorativi sono un po’ come le matrioske o come un tetris.
A incastro.
Ho realizzato due ambienti con un elemento divisorio, senza chiudere. Uno spazio nello spazio: cioè un ambiente per accogliere ed ospitare docenti e corsisti dell’Academy e un altro per me, dove poter lavorare ai miei progetti anche durante le giornate di corso. Così ho ottenuto:
- una migliore organizzazione e maggiore funzionalità
- totale sfruttamento delle pareti
Due ambienti con un elemento divisorio che non toglie spazio, né luce, ma aggiunge personalità e stile.
Scrivere questo post è stato più faticoso di altri, l’ho scritto, riscritto, letto, riletto senza mai decidermi di pubblicarlo, fino ad oggi. Forse perché assomiglio molto al mio studio, così com’è ora: più parti e un piccolo seme nascosto.
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